vallanzasca by vito Bruschini

vallanzasca by vito Bruschini

autore:vito Bruschini [Bruschini, vito]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-01-16T06:29:27+00:00


* * *

Per Renatino la vita al Bassi era un sogno realizzato. Nel suo pigiama di seta blu riceveva amici, conoscenti o semplici ammiratori e ammiratrici che gli portavano pietanze cucinate nei migliori ristoranti di Milano, bottiglie di champagne, sigari di marca, cioccolatini svizzeri, tutte prelibatezze che lui, sottomesso a una dieta ferrea per curare l’epatite che gli aveva distrutto il fegato, non poteva mangiare e regalava generosamente alle guardie e agli infermieri. In pratica si era fatto amici tutti gli inservienti e in particolare si stava cucinando uno dei piantoni, un certo Franco Rambelli, che sembrava il più disposto a essere corrotto. Ma gli amici non si erano limitati a soddisfare soltanto l’appetito di Renatino, avevano pensato anche alla sua salute emotiva e un pomeriggio, durante l’ora di visita, Renato vide entrare in camera i soliti Mattia, Simone e Nicolò, ma c’era tra loro un quarto ospite, con un cappello a falde e un impermeabile alla tenente Sheridan.

Appena li vide entrare, Renatino notò che questa volta non portavano con loro alcuna prelibatezza. «Oggi niente cioccolatini?».

Mattia gli rispose enigmatico: «Veramente qualcosa ti abbiamo portato».

Nel frattempo Simone e Nicolò chiesero agli altri degenti di andarsi a fare una passeggiata nel corridoio. Li avrebbero chiamati loro al momento opportuno. Qualcuno borbottò tra i denti, ma sapevano che ogni desiderio di Renatino era un ordine, anche perché non volevano alienarsi l’amicizia di colui che li gratificava con dolci e scherzetti.

Quando restarono soli nella stanza, Mattia si fece di lato, scoprendo alla vista dell’infermo il quarto misterioso ospite e, imitando il suono di una fanfara – «Pappapapaaaaaa…» –, diede il via a un insolito spettacolo per quelle austere mura.

L’ospite era naturalmente una ospite. Si sfilò il cappello, liberando una folta capigliatura bionda ossigenata, e lo lanciò verso Renatino che poté ammirare due magnifici occhi scuri e due labbra carnose che incorniciavano un viso di donna matura. Con una lentezza esasperante la venere slacciò a uno a uno i bottoni dell’impermeabile, quindi sciolse il nodo della cinta e finalmente… aprì il soprabito e mostrò un corpo nudo che sembrava scolpito nel marmo.

«Va bene, il resto ce lo racconterai», disse con un sorriso sornione Mattia, spingendo i suoi amici fuori dalla porta.

Rimasti soli, Renatino si avvicinò alla donna. «Non so neppure il tuo nome», le disse.

«Se per te è importante, chiamami Noemi».

«Noemi… sei italiana?»

«No, tedesca. Ma sono qui in Italia da quando avevo venti anni». Lei gli prese una mano e la pilotò sul suo seno. «Lo senti il mio cuore?»

«No, ma sento qualcos’altro», sorrise lui.

Noemi, per niente timida, a sua volta pose il palmo della propria mano tra le gambe di Renatino.

«E qui senti qualcosa?… o poverino, forse è intimidito?»

«No, guarda. Lui è tutto meno che timido», si giustificò Renatino. «Purtroppo ultimamente me lo hanno un po’ strapazzato e ancora non so come può reagire a un pezzo di bernarda come te».

«Vogliamo fare la prova?». Noemi lo spinse verso il letto e lo adagiò amorevolmente, dandogli brevi baci sulle guance, sul naso, sulla bocca. «Il



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